Rilocazione. |
Scritto da Enrico | |
sabato 19 maggio 2007 | |
Sono anni che si parla di ricollocare ma di fatto non cambia nulla. Quando si ricorda che c'era e c'è l'esigenza di ricollocare, si sente sempre parlare di tutela dei posti di lavoro, dell'impossibilità economica dell'azienda di attuare il piano di ricollocamento e dell'impossibilità del comune nell'aiutare finanziariamente questa operazione che, a detta di qualcuno, pare trattata con superficialità da chi spinge verso questa direzione. Cercando di fare un'analisi sulla questione, la mia conclusione è che questa azienda non ha mai mostrato una politica aziendale orientata alla vera longevità della sua attività, in quanto vista l'incompatibilità con la città la rilocazione sarebbe l'unica scelta possibile. In anni di attività la ditta ha ridotto di parecchio il personale, quindi diventa sempre meno conveniente alla città il rapporto disagio/occupazione, a me sembra che non si notino investimenti di ammodernamento da anni, anzi direi che dallo stato degli intonaci e dei serramenti visibili dalla ferrovia sembrerebbe che non sia stato fatto nulla dopo la sua costruzione; lo stato di degrado mi fa associare l'azienda a uno di quei caseggiati in stato di abbandono degli anni Settanta. Costantemente da anni si accertano infrazioni di diverso tipo, che sembrerebbero confermare una condotta aziendale poco attenta e non rispettosa, non casuale ma perpetua e intenzionale come sembrano dimostrare anche alcuni casi di abusivismo e inquinamento ambientale. Contando gli articoli sulla stampa in cui compare, non per meriti ma sempre per problemi legati a inquinamento, molestie alla cittadinanza e infortuni, ci si deve chiedere se il tutto sia dovuto a continue “sfortune e disattenzioni” o forse a un'incapacità cronica di gestire modernamente un'azienda. Nonostante il vantaggio economico dato dal risparmio ottenuto da investimenti sulle manutenzioni degli stabili che a me sembrano scarsi e dalla mia impressione di scarsa osservanza delle scrupolose procedure atte a garantire la preservazione dell'ambiente, credo non si sia saputo organizzare l'economia aziendale orientandola al progetto della rilocazione, che ovviamente sarebbe stata l'unica scelta sensata da inseguire negli anni se si fosse perseguito l'obbiettivo della crescita e della longevità. Un attento studio dei bilanci potrebbe spiegare quanti e dove si sono spesi gli utili, e se tutte queste mancanze da me ipotizzate nell'osservanza delle disposizioni aziendali non siano andate a favore di lussuose abitazioni e sportcar dei proprietari, facendone subire le conseguenze a dipendenti, cittadini, ambiente e al personale dello stato impegnato in un eterno lavoro causato dall'azienda. Alla fine di tutto magari l'azienda potrebbe chiudere senza avere neanche le risorse per bonificare i terreni che per anni ha sporcato facendo ricadere la spesa ancora sui cittadini che saranno beffati per l'ennesima volta. Credo che con volontà e determinazione si possa rivolvere il problema dei dipendenti: l'Esseco ha progettato un ampliamento (approvato dal comune) che dovrebbe garantire almeno una ventina di posti di lavoro, si potrebbe trovare un accordo per far assorbire i dipendenti Unibios; inoltre si potrebbe dare la priorità all'assunzione dei dipendenti della Unibios nelle altre grosse aziende sul territorio di Trecate (in considerazione anche del fatto che il personale impiegato lavora già in un ambiente che tratta chimica come la maggior parte delle aziende sul territori di Trecate); con altre soluzioni e l'intercessione della regione e della provincia si dovrebbe riuscire a garantire il posto di lavoro che magari dopo gli ultimi fatti potrebbe risultare anche di qualità superiore, considerando anche che si potrebbe scoprire che alcuni dipendenti sono assunti a tempo determinato.
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