Aria di Unibios
Una notte di paura. PDF Stampa E-mail
Scritto da Enrico   
domenica 06 maggio 2007

È circa l'una della notte del 5 maggio; io ed Elisa siamo in casa seduti davanti al computer, quando sentiamo un gran botto e nello stesso instante la casa trema.

Penso alla collisione di un treno (la casa si trova davanti alla stazione), avendo notato dalla portafinestra un treno che è sopraggiunto in stazione, ma quando esco sul balcone non vedo nulla di anormale al treno, e neanche alla stazione.

Mi guardo in giro, noto dei bagliori arancioni sui muri della ditta Unibios, sono bagliori intermittenti e sono sui fabbricati dell'azienda che si trovano verso il centro, quelli di via Silvio Pellico (l'azienda è divisa in due settori e in mezzo passa la ferrovia Milano-Torino).

Mi chiedo che cosa stia succedendo, lampade difettose?

Poi un altro botto, piu piccolo, e vedo, dalla parte dell'azienda verso il campo sportivo, dei bagliori, sento delle urla, c'è fumo, molto fumo, e riflessi di luci si alzano da dietro gli impianti: il fuoco!

Accidenti, sta prendendo fuoco la ditta!!!

Mi precipito al telefono e chiamo il 115, parlo con i pompieri e spiego cosa sta accadendo; i pompieri mi dicono di essere già stati avvisati e che stanno per intervenire.

Il fumo aumenta, e aumenta anche la luce delle fiamme, si sentono urla e rumori, non si riesce a capire cosa stia accadendo (starà crollando qualcosa?), piove e il vento soffia verso il campo sportivo; Elisa mi dice di chiudere tutto per evitare di inalare i fumi: ma questi fumi di cosa saranno?

Dal balcone sento le sirene e vedo le luci dei lampeggianti; i pompieri sono arrivati, speriamo spengano tutto prima che si propaghi maggiormente.

Telefono anche al 112 e chiedo di attivare una guardia igenica illustrando la situazione: spiego che sono preoccupato dal fatto che si sta creando un gran fumo, e visto che l'azienda tratta sostanze tossiche vorrei sapere se dovremmo allontanarci da casa per non rimanere intossicati; mi chiedono il numero di telefono e mi viene detto che se sono intervenuti i pompieri hanno i loro ingegneri e i tecnici competenti.

Telefono anche all'ospedale di Novara per avere il numero dei reperibili che dovrebbero intervenire in caso di inquinamento ambientale, ma il centralinista non è in grado di trovare il numero telefonico e mi chiede il mio numero per contattarmi quando sarebbe riuscito a trovarlo.

Io ed Elisa incominciamo a vestirci, il fuoco si alza e il fumo aumenta, cosa facciamo?

Prendiamo l'auto e ci allontaniamo?

La procedura consigliata in questi casi (per chi ha avuto modo di leggerla da qualche parte: qui, anche se vivo nella zona con un grosso polo chimico-industriale e a circa 200 metri da una ditta chimica dotata di termodistruttore di sostanze tossiche, nessuno me l'ha mai fatta vedere) è quella di chiudere tutti i serramenti e sigillare gli spifferi con stracci bagnati.

Ma forse non c'è nulla di tossico in questi fumi, ma, ma, ma...

Nel frattempo vengo contattato dal centralino dell'ospedale di Novara, che dice di non trovare il numero; io spiego che non sono interessato al motivo per cui il numero non si trova, ma resta il problema che ci sarebbe bisogno dell'intervento di quel servizio; risposta: "La richiamo".

Ci chiediamo se non sia il caso di svegliare i vicini e avvisarli del pericolo, intanto si sentono rumori confusi, fumo, bagliori, sirene, il caos.

Io ed Elisa attendiamo, vestiti e pronti per allontanarci, ma siamo confusi.

Ritelefona il centralino e mi dice di aver trovato il numero che prontamente chiamo: durante l'esposizione dei fatti vengo interrotto dal dottore con cui stavo parlando al telefono, che mi dice di essere il medico legale e che avrei dovuto chiamare il dottore di guardia igenica, perché lui interviene solo in caso di morti (verrò a sapere poco dopo che un operaio è morto); mi scuso per l'errore e spigo che il suo numero mi è stato comunicato come quello di guardia igenica, chiudo e decido di non insistere con altri tentativi.

Nel frattempo decidiamo di stare in casa e attendiamo.

Con il passare del tempo i fumi densi e neri scompaiono, ormai sono solo fumi bianchi e anche le fiamme sembrano domate; decidiamo di andare in strada e nelle vicinanze (la zona è completamente chiusa dalle forze dell'ordine) intravediamo delle persone.

Ci fermiamo nei pressi della chiesa ubicata vicino alla ditta, e lì incontriamo un ragazzo con cui discutiamo dell'accaduto cercando di capire cosa sia successo.

Il ragazzo mi racconta di quel che è venuto a sapere andando sul luogo poco dopo il botto, e mi mostra una foto sul telefonino (la foto potete vederla nella sezione Galleria del sito); dice di averne fatta solo una perché sentendo altri botti e vedendo le fiamme è scappato pensando al peggio; mi dice di aver avuto notizia anche di un operaio deceduto durante l'incendio e di aver visto caricare in un'ambulanza un altro ragazzo che continuava a ripetere "Non ho potuto fare nulla".

Rimaniamo atterriti, e i nostri pensieri sono per quell'operaio, per come si possa perdere la vita andando al lavoro un venerdì, e mi intristisco ancora di più al pensiero della telefonata ai familiari.

Non si riescono a trovare parole e pensieri logici davanti a una disgrazia così.

Rimaniamo un po' a discutere della situazione con questo ragazzo che abita lì praticamente da quando è nato, e poi accompagnati da un leggero odore acre, dalla solita tonalità di pipì di gatto, ancora increduli, confusi e frastornati rientriamo in casa; sono circa le 04,00.




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